Senti come parlo e ti dirò chi sono!
Terminologia ontopsicologica
e qualche tecnica di persuasione semantica

Dopo che avevamo discusso alcuni termini ontopsicologici in una precedente pagina web, gli ontopsicologi si sono affrettati a togliere alcuni termini dal loro dizionario messo in rete, lasciandone altri più semplici.

Bisogna dire che questo ennesimo voltafaccia ci dispiace molto, perché con il precedente glossario ci eravamo divertiti non poco!

Per ora sono rimasti solo i seguenti termini: Campo semantico, Costante H, In Sé, Matrice riflessa, Monitor di deflessione, Ontopsicologia, Transfert.

Non stiamo a discutere ulteriormente sulla insignificanza di questi termini, dal punto di vista filologico italiano, latino e greco, ci premuriamo però di far notare come man mano i termini ontopsicologici vengano cambiati e adeguati, rispetto all'originale significato fornitoci da Meneghetti (l'inventore di questo linguaggio insieme a sua moglie) nel suo tristemente famoso testo 100 vocaboli di psicologia elementare. Ne analizziamo solo due:

Campo semantico

dal greco .... = segno dell'azione in quel posto; il segno mentre si costituisce

Trasduzione di forma o informazione senza spostamento di energia. La forma o vettore si trasloca da un contenuto energetico ad un altro. Insieme di spinte formalizzate ad un'azione specifica ed individuata.
La sua dinamica è riconoscibile volta per volta nella fenomenologia effettuale di persone, di fatti sociali e psicosomatici. in particolare nelle motivazioni oniriche, inconsce, instintuali, psichiche ed organiche.
Il campo semantico è l'energia generale nel mentre si specifica qualsiasi individuazione vitale.
È l'anteprima costante di qualsiasi configurazione emotiva e somatica. Interferendo in essa si variano i precipitati personologici, somatici e psichici.
Campo: spazio ipotetico convenzionale di dinamiche secondo centri-forza risultanti.
Semantico: capacità di attuare effetti secondo l'informazione esclusiva dell'intenzionante. Esso si configura nel momento della significanza: il significato o prodotto ne è la normale fenomenologia.

Monitor

Lat. moneo, monitor = che suggerisce, che corregge, che censura, che notifica

Congegno meccanico che consente la trasposizione di indotti energetici in diagrammi leggibili per l'utente. intenzionato traspositore di condensati energetici in punti immagine.
Riduttore in codice di immagine dei modi energetici di un contesto. La coscienza umana è sostanzialmente un monitor, in quanto riduce in condensati segnici leggibili le dinamiche dell'olistico psicorganico del soggetto.
Visione di lettura. procede per riflessione o riduzione speculare. Particolari combinazioni e contatti fotonici consentono di impressionare un quantico tridimensionale e tradurlo in proiezione lineare, senza spostamento del quantico. Entrambi sono reali in diverso modo. possono essere reciprocamente causali se nella loro relazione si inserisce l'agente.
L'uomo ha la capacità di mediare tale azione. infatti, dall'immagine può interferire la proiezione in quantico, e viceversa; o liberamente interferire in entrambi le variazioni.

Questi due termini la dicono lunga su tutti gli altri che possono essere formati dagli ontopsicologi!

A questo punto però vi chiederete perché occuparci tanto della terminologia e del linguaggio usato all'interno della setta. Bene, perché l'uso di un certo specifico linguaggio che solo gli "iniziati" possono comprendere e l'uso di un certo modo di parlare, può configurarsi come tecnica di coercizione psicologica.

La retorica era una disciplina insegnata già nell'antichità, soprattutto nelle scuole greche. Si insegnavano tecniche attraverso le quali portare l'ascoltatore ad abbracciare il più possibile la teoria espressa dall'oratore. Alcune di queste tecniche vengono usate tuttora, magari con fini meno nobili di allora, da personaggi che intendono far abbassare la soglia di attenzione e di critica.
Vediamone alcune.

Ripetizione di parole in una stessa frase (allitterazione)
Frasi volontariamente discontinue e stranamente ripetute (anacoluti)
Dire il contrario di quello che uno pensa fornendo indicazioni non verbali per esplicitarlo (antifrase)
Sostituire un nome proprio ad un nome comune e viceversa (antonomasia)
Metafora che consiste nell'impiego di un detto oltrepassando il senso comune
Omissione di certi elementi della frase o dei detti
Addolcire alcune espressioni per evitare di offendere (eufemismi)
Trasferire a certi modi di dire quello che è più conveniente ad altri
Esasperare l'espressione per stupire l'immaginazione degli uditori (iperbole)
Far comprendere, attraverso l'intonazione, il contrario di quello che si dice (ironia)
Dire poco e lasciare comprendere che si ha da dire molto
Affermare che uno non sa dire una cosa, ma sa farla!
Accordare il modo di parlare al senso generale della frase e non al senso grammaticale

Aneddoti, storielle e metafore
Le storielle sono utilizzate come veicolo per l'educazione e la persuasione. Esse suscitano emozioni, creano immagini mentali e diminuiscono la riflessione critica.
Non accettatene troppe in un discorso: quando una persona ha qualcosa di sensato da dire preferisce solitamente andare direttamente al sodo e non svolazzare con storielline inutili.

Doppia possibilità
Proponete ad un amico di vedervi al parco o sotto il monumento di Cavour. Sarà molto probabile che egli scelga la seconda possibilità. Se poi a queste due possibilità aggiungete la logica (per esempio un posto è molto più comodo da raggiungere per il vostro amico, dell'altro) allora la possibilità che scelga la seconda ipotesi (quella migliore per lui) sarà ancora più alta.
Voi provate a scegliere più facilmente la prima ipotesi che vi viene proposta.

L'incantamento dei contrari
Per esempio: "non potete mancare di coraggio per comprendere appieno il mio punto di vista...".
Certi metodi conducono l'ascoltatore ad accettare o a rifugiarsi contemporaneamente in due idee allo stesso tempo.

Il rapporto personale
La persuasione passa più facilmente allorché si crea una certa affinità tra il persuasore e la sua vittima.
Quando una persona condisce il proprio linguaggio con termini come "cari amici", "fratelli", "cari concittadini", "cari colleghi" o cose simili, sarebbe meglio per voi che vi alzaste e ve ne andaste.

L'autorità
Per esempio, quando si deve far funzionare un placebo, lo si fa presentare da una persona investita di una certa autorità (il prof. X, notissimo cardiologo, ha detto che questo farmaco guarisce nel 70% dei casi!): il malato confida nell'autorità del medico. Il bravo politico citerà Voltaire, lo psicologo Piaget, il medico Ippocrate, e simili.
Siate pronti e intelligenti per valutare l'effettiva autorità di chi vi parla: non accettate tutto solo perché viene presentato da qualcun altro (o da se stesso) come una personalità eminente: prendete sempre informazioni, non di parte, sulle persone che vi parlano.

L'umorismo
Facendo ridere una persona attraverso l'espressione di una cosa seria, sarete certi che qualsiasi cosa direte sarà accettata senza riflessione.
Ogni tanto una risata fa bene, ma se le cose serie passano attraverso discorsi o modi di dire che sollevano ilarità, allora l'ambiente diventa pericoloso.

I termini emozionali
Certi modi di dire conducono a delle associazioni mentali particolari, a delle emozioni positive o negative, anche se non tutti reagiscono alla stessa maniera. Certi termini, come "amore" o "libertà" ottengono in genere un effetto positivo, mentre "dolore" o "prigionia" l'effetto contrario.
L'uso continuo di termini che comportano stati emozionali particolari è davvero pericoloso: conducono certamente a sospendere la riflessione critica, certi che chi vi parla comprenda o possa entrare nel vostro intimo.

La condotta morale
Termini come "guardiamo le cose in faccia", "siamo onesti", "c'è un perché", eccetera, persuade l'uditore che chi parla detenga la verità, anche quella non comunemente conosciuta.
Sappiate porvi delle domande: "chi gli ha fornito questa autorità?", "quando dice noi, a chi si riferisce?", "l'onestà si dimostra in questo modo?" e simili.

Le domande personali
Frasi come "ditemi cosa ne pensate veramente", "potete raccontarmi la vostra infanzia?", "mi credete davvero?" e altre, possono crearvi confusione mentale, soprattutto se sono complicate o poste d'un tratto, troppo rapidamente e riducono la riflessione critica producendo anzi uno certo stato d'ansia per fornire la risposta più adeguata alla situazione.
Non accettate domande improvvise, affermate che non siete in grado di rispondere e non permettete che l'interlocutore vi metta in maggiore crisi facendo leva sulla vostra presunta inferiorità linguistica.
Non rispondete affatto se la domanda vi procura uno stato d'ansia o di paura.

Gli assoluti
Il bersaglio vulnerabile sarà attirato attraverso degli assoluti (dovete, non dovete, sempre, mai...) che non permettono il dibattito.
Ricordatevi che il dibattito è sempre aperto: non ci sono assoluti o comandi che vi devono essere imposti.

Terminologia
Il bravo retore è capace di condire il proprio discorso di termini che non dicono nulla alle persone al di fuori del gruppo, ma che sono accettate o sottolineate dalle persone già dentro un'ideologia (cari compagni... - sottolineato da un'ovazione, linkate su una pagina..., vi è un monitor di deflessione... e simili): vi sentirete certamente in inferiorità intellettuale e sarete ansiosi di apprendere meglio il significato di questi termini, accettandoli senza riflessione.
Chiedete sempre il significato corrente dei termini che non conoscete: se poi la risposta è ancora più fumosa, non ci perderete nulla se vi alzerete e ve ne andrete.