Loretta: solo vittima?

    La moglie di Meneghetti chiede la separazione

    Di recente abbiamo appreso che la signora Meneghetti ha chiesto la separazione dal marito, naturalmente rivendicandone il patrimonio.
    Forse per lei non sono abbastanza tutti gli immobili che possiede e tutti i milioni che ha fatto come psicoanalista ontica!

    Probabilmente non sa bene dove trascorrere il suo tempo: se in via Castello a Campello o in via Scoglio di Quarto a Terni, o a Pagozza di Montereale!
    Forse non sa dove esercitare la sua professione più proficuamente: se a Roma, a Terni, a Spoleto o a Rieti!
    La pensiamo indaffarata a coltivare gli oliveti dei suoi terreni a Scandriglia o a Montereale.
    Insomma, una vera donna d'azione!

    Certo l'ammontare degli immobili di Tonino è molto più grande e appetibile, ma come farà ad ottenere molto se non risulterà la vittima sacrificale del marito?
    Ecco perché ora si presenta in queste vesti agli adepti del marito che ormai ha legato a sé.

    Noi però riusciamo a ricordare che nel 1981 Loretta Lorenzini viene arrestata insieme al marito, per aver posto in soggezione alcuni adepti del gruppo.
    Questo giudizio penale si è concluso con assoluzione motivata con "l'impossibilità di delineare i confini tra lecito ed illecito" e il giudizio si è dissolto tra amnistie e prescrizioni.
    Dalla sentenza del 7.10.1998 a favore di Massimo Lugli, si legge: "Dalla indagine giudiziaria, svolta nei confronti dei dirigenti della "Associazione internazionale di ontopsicologia" della quale il Meneghetti e la Lorenzini si sono dichiarati esponenti, è emerso che gli affiliati assumevano, progressivamente, atteggiamenti tali da portare all'abbandono delle rispettive famiglie, per trasferirsi a Roma per collaborare con il Meneghetti, presi da una ammirazione fideistica, quasi magnetica verso il "professore". Che il Meneghetti sosteneva che le più diverse malattie, comprese quelle dì carattere organico, sono causate da una sorta di fluido negativo sprigionato dai familiari dei paziente, per cui, continuare a vivere nello stesso ambiente, è sufficiente per assorbirne la negatività. Ne deriva che, per salvarsi e guarire completamente, il paziente deve rompere ogni rapporto con la famiglia, allontanandosene, pena, in caso contrario, la compromissione irrimediabile delle sue condizioni psicofisiche (cfr. ordinanza Corte Appello Roma del 23. 11. 1981 in atti)".

    Durante questo processo la Lorenzini Loretta chiese al Giudice per le indagini preliminari l'archiviazione della sua posizione.

    Come inizio non c'è male; se poi aggiungiamo che nel 1996 è stato aperto procedimento penale contro i coniugi Meneghetti per il reato di omicidio colposo relativo alla morte per intossicazione da ossido di carbonio di un giovane extracomunitario (Pretura di Poggio Mirteto - RI), c'è proprio poco da dire sulla loro buona fede.

    Loretta ha sempre partecipato più che volontariamente alle "imprese" del marito e si è sempre resa colpevole degli stessi fatti illeciti attribuiti appunto al signor Meneghetti: perché adesso rimangiarsi tutto? Solo per i soldi?

    Per comprendere meglio la sua posizione abbiamo ripreso alcuni stralci dalla rivista Ontopsicologia n° 2 del luglio 1983, che riportava un'intervista a Loretta: "Una persona per la vita" e "Esistere come donna e non come ruolo".

    «Loretta Lorenzini, italiana, 40 anni, titolare di due lauree, in Economia e Commercio e Psicologia, socio ordinario e fondatore dell'A.I.O.... è anche una donna bella e soprattutto sana.... proposta della sua occasione-vita per altri che intendono divenire sino a quel punto dove il disegno della vita appare compiuto ed efficace contemplazione...»

    Intanto non ci è dato di sapere dove ha acquisito le due lauree sopraccitate e quindi abbiamo il diritto di dubitarne fortemente. Inoltre qui si afferma chiaramente che ella è stata fondatrice dell'AIO (ma non era Meneghetti?) e poi apprendiamo che è una donna SANA (in romanesco si direbbe "l'è bona!!!").

    Certo che, per una manager di successo, nonché una plurilaureata, il linguaggio con il quale si esprime non sembra essere il più corretto e "pulito".

    «Io sono felice di essere fino in fondo una vera donna, sono autonoma, realizzata, non ho bisogno di dominare o di issare bandiere o provocare rivolta pro o contro qualcuno»
    «È possibile visualizzare attraverso campo semantico una presa cerebrale che agisce attraverso un sopore erotico-vaginale»
    «Anche se all'apparenza sembra il contrario, la donna è pronta a "sputtanarsi" fino in fondo»
    «Nelle esperienze sessuali che ho avuto c'era affetto, c'era amore, però c'era una ricerca della perfezione tecnica, una ricerca di quello sfregamento di organi sessuali che portava a quel risultato. Poi c'era la ricerca di avere l'orgasmo, quindi una ricerca spasmodica, nel rapporto sessuale, dell'orgasmo».
    «Il sesso per me è erotismo di vita, fare vita attraverso una qualunque forma di erotismo. A prescindere dal rapporto sessuale io, qualunque cosa faccio, mi piace farla con un erotismo cellulare. Potrebbe essere anche apparecchiare la tavola. È banale, ma mettere le posate in quel modo, scegliere la tovaglia, scegliere quei fiori, mi rende viva in senso erotico: non esiste più il piatto messo sulla tavola, esisto io insieme al piatto e mi si rifà l'ordine dentro di quel metabolismo che è l'erotismo bianco della vita».
    «Un "vero cazzo" è dote naturale solo di un "vero uomo"»

    Sempre nella stessa intervista, parlando del suo rapporto con il marito afferma:

    «L'ontopsicologia per me è stato un uomo... oggi per me è l'unica forma di vita»
    «Vedendo una ragazza potevo essere gelosa. Forse per un rapporto sessuale che mio marito poteva avere con quella, ma più che sessuale, affettivo. E andavo dietro a questo pensiero, perché non era giusto, non era logico, e cose solite della gelosia d'ogni "donna perbene". Poi ad un certo punto mi sono detta: ma a me che me ne viene? Ma se io seguito sulla strada della gelosia e della possessività che vantaggio ho? Ho cominciato ad uscire dal ruolo di moglie dicendo: va bene faccio finta di essere una come tante».

    Bene, abbiamo appreso che Loretta ha aderito all'ontopsicologia in virtù di suo marito, del quale, peraltro conosceva benissimo, e approvava, i rapporti sessuali che aveva con le adepte della setta e forse, gliele procurava lei stessa (difatti è stata incriminata per messa in soggezione di adepte).

    Infine, ancora dalle sue parole ci viene reso noto che:

    «...io come hobby faccio dei paralumi, ma non è detto che chi fa psicoterapia con me per realizzarsi faccia i paralumi. Ognuno deve diventare leader nella propria strada»

    Ricordiamo che presso la Camera di Commercio era iscritta un'azienda di Lorenzini Loretta a nome ARS LUCIS e quindi questo non era un hobby, come lei lo definisce, ma la sua professione!
    Inoltre, come fa a venirle in mente che si possa fare psicoterapia facendo realizzare dei paralumi in seta ai pazienti o altri manufatti?
    Con quello che si spende in psicoterapia non può essere sfruttata anche la manodopera gratuita, pur mascherandola da psicoterapia!
    Il brano precedente sembra invece affermare proprio questo.

    Anche il famoso vocabolario di Ontopsicologia è stato ideato in buona parte dalla signora Loretta Lorenzini, come è fatto riferimento esplicito nelle riviste di Ontopsicologia n° 2 e n° 3 dell'anno 1984.
    Si può a questo punto affermare l'estraneità di Loretta alle vicende dell'Ontopsicologia e del marito? O piuttosto si può pensare ad una nuova manovra ontica per depistare le indagini e "far sparire" parte del patrimonio?

    Anche sul sito de Il Cenacolo non si afferma la totale estraneità di Loretta all'Ontopsicologia, ma si tentano attività alternative, quanto parallele, a quelle di Meneghetti.
    Sappiamo però che alcune persone, già adepte dell'Ontopsicologia, si sono unite in modo inscindibile a Loretta con lo scopo di appoggiarla contro il marito e di rivendicare la su libertà (naturalmente perdendo la propria e passando da una setta ad un'altra, senza rendersene conto!).