PAESE SERA/CRONACA DI ROMA
domenica 3 maggio 1981«Il demonio è dentro di te»
Va a casa e uccide il padreEMILIO RADICE
IL 25 LUGLIO del 1997 un terribile fatto di sangue scosse la città di Terni: un ragazzo di soli 17 anni in quella domenica uccise il padre con alcuni colpi di doppietta al culmine di una crisi di origine psichica.
Le cronache del tempo dissero che il giovane aveva individuato nel padre il suo oppressore. In questi giorni qualcuno della cittadina umbra ci ha avvertito: «Tornate sul posto di quel delitto. Scoprirete ancora una volta il nome di Antonio Meneghetti, il fondatore della Ontopsicologia»
Via della Gabelletta, una strada omonima della piccola frazione a metà strada fra Terni e Sangemini. La famiglia Spiridioni non abita più al 184 ma gli antichi vicini si ricordano benissimo di quella tragica giornata d'estate. «Da quel giorno, da quando Mauro uccise il padre a fucilate - dicono - la madre e il fratello sono andati a vivere laggiù» e indicano alcuni palazzoni popolari che stanno trasformando lo scarso agglomerato di case in una borgata.
Mentre ci aggiriamo fra i nuovi colossi di cemento cercando di orientarci nell'assenza di numeri civici, incontriamo un ragazzo biondo con i capelli a spazzola: «Scusa - domandiamo - sai dove abita la famiglia Spiridioni?». «Io sono Massimo Spiridioni e abito qui» risponde indicando un portone al pian terreno.
Chiedere ad una famiglia di ricordare un fatto così tragico, un parricidio che l'ha letteralmente dilaniata, non è una cosa piacevole. La signora Spiridioni in un primo momento non sembra turbarsi e continua a mescolare la minestra sul fornello. Poco dopo, mentre parla, scoppia in singhiozzi: «Povero Ferruccio, grande e grosso, sembrava che avesse solo trent'anni. Che brutta fine ha fatto. E pure quel povero figlio mio che ora sta chiuso in manicomio ad Aversa, e ancora non sa che il padre è morto, ancora non ha capito che lo ha ucciso».
Una pausa e poi riusciamo a domandare: signora ricorda per caso di un certo Antonio Meneghetti, uno psicologo? «Come se non me lo ricordo - è la risposta - mi si presentò un giorno per curare Mauro che cominciava a star male con la testa. Aveva un foglio grosso così su cui erano scritte non so quante qualifiche, medico di qua, primario di là, una cosa da fare impressione...». Ma era stata lei a cercarlo? «Sì, dopo che alcuni conoscenti mi avevano detto che era un dottore tanto bravo... e invece...».
La signora Spiridioni sospira guardando a terra, poi ricomincia: «Quello dopo aver visto Mauro disse che mio figlio aveva un sacco di mali e che se non partiva assieme a lui per 15 giorni sarebbe diventato matto: "Vieni con me a Roma il 13 settembre - gli disse - altrimenti non ti ricevo più". Mauro non ci voleva andare ma ne era rimasto colpito. La sera del 12 settembre si tormentava: "Cosa faccio? Domani Meneghetti mi aspetta". In breve: il giorno dopo Mauro si decise e raggiunse il professore in tempo per andare a Roma. Il viaggio lo hanno fatto insieme in macchina. Mio marito voleva accompagnarli ma il dottore non volle, poi ho capito perché...».
In cucina c'è silenzio. Massimo Spiridioni, fratello minore di Mauro, è appoggiato al montante della porta, in piedi. Uno zio sta con le mani in tasca e gli occhi fissi, pieni di pianto. La tragedia è ancora viva. La donna riprende il suo racconto: «Certe cose le sono venute a sapere poi da Mauro, che allora era sì un po' strano ma non troppo. I medici del CIM avevano detto che era crisi di adolescenza, niente di grave. Infatti era riuscito a fare bene fino al terzo anno di scuola per perito elettronico. Il racconto che Mauro fece allora può anche essere vero. Insomma, la sera stessa del giorno della partenza, mio figlio ci telefona: "Venitemi a prendere - dice - sono scappato dallo studio di Meneghetti". Noi preoccupati chiamiamo il professore che invece ci tranquillizza e dice che Mauro è con lui. Verso le quattro del mattino squilla di nuovo il telefono, era ancora nostro figlio: "Cosa state facendo - grida nella cornetta - io vi sto aspettando al quarto binario della stazione Termini. Venite subito!". E questa volta mio marito prende la macchina e va. il professor Meneghetti ci aveva detto una bugia: mio figlio era scappato sul serio. Quando ho potuto riabbracciarlo mi ha fatto uno strano racconto».
«Mamma - è il racconto di Mauro riferito dalla madre - appena siamo stati soli in macchina per Roma il professore ha incominciato a dire che io ero il diavolo, che il demonio era dentro di me. Io gli ho risposto: "No, non è vero" e sono anche scoppiato a piangere. Ma lui ha insistito: "Satana è in te" diceva. Quando poi siamo arrivati al centro di via delle Medaglie d'Oro - prosegue il racconto di Mauro - sono stato fatto entrare subito in una stanza con tanti vetri e con una musica strana. Sono entrate anche una quindicina di persone, Meneghetti ha detto loro: "Chi ha ragione, Mauro o io?". E quelli in coro: "Antonio, Antonio" (Meneghetti, n.d.r.) e si sono messi ad applaudire. Poi hanno tirato giù dal soffitto una figura strana, una specie di demonio e hanno gridato: "Questo sei tu!": Per questo appena ho potuto sono fuggito via"».
Il racconto riferito dalla signora Spiridioni è quasi fiabesco. Tutto potrebbe far credere che sia il parto della fantasia già malata del figlio. Ma la donna ci racconta altri particolari che fanno pensare: «Da quando Mauro ha incontrato Antonio Meneghetti è andato sempre peggio - dice la donna - diceva sempre che Meneghetti gli era entrato nel cervello. Anche sul suo diario scrisse che il professore lo aveva rovinato, che era il diavolo in persona. A me diceva: "Mamma, cosa mi ha fatto quello lì, non sono più io". Insomma dopo quei due soli incontri (per cui il professore ha voluto 80.000 lire, mentre la cura completa di 15 giorni sarebbe costata 800.000 lire) Mauro ha dato segni sempre più evidenti di squilibrio. Ce l'aveva con noi, vedeva in suo padre e sua madre il demonio, faceva incredibili dispetti. Io lo dicevo - fa la donna - che bisognava ricoverarlo. Ma allora i medici erano convinti che non ce ne fosse bisogno. e così si è arrivati a quel giorno... e ora Ferruccio non c'è più».
Lasciamo la signora Spiridioni mentre si asciuga le lacrime. L'altro figlio, Massimo, ci accompagna alla porta. Lui era piccolo quando gli morì il padre, ma si ricorda tutto benissimo: «Dicono che quel professore non aveva alcun titolo e pare che sia andato sotto inchiesta qui a Terni. Dicono anche che era un ex prete poi sposatosi... proprio noi dovevamo incontrarlo».
Queste ultime informazioni sono esatte. Antonio Meneghetti era vice parroco della chiesa di Santa Maria Regina, vicino alla stazione ferroviaria di terni e fu messo sotto inchiesta per evasione fiscale. Altre voci di denunce non ci sono state per ora confermate. Ma l'accertamento che poteva andare forse più a fondo nella verità fu quello promosso dal giudice Cappelli al tempo della famosa inchiesta sull'esercizio abusivo dell'attività medica da parte degli psicologi, una iniziativa che fece rumore. Anche Antonio Meneghetti ne rimase coinvolto ma se la cavò con l'assoluzione. Riuscì infatti a dimostrare che non faceva terapie ma solo corsi di preparazione. Tutte le testimonianze lo smentiscono. Chi ha ragione?