PAESE SERA/CRONACA DI ROMA
giovedì 28 maggio 1981

Ecco come nacque
la nostra inchiesta

L'INCHIESTA di Paese sera sulla ontopsicologia, o meglio sull'attività del suo caposcuola, l'ex prete abruzzese Antonio Meneghetti, era approdata sui tavoli della procura della Repubblica fin dal quinto articolo da noi scritto. Ma noi avevamo raccolto la prima testimonianza a carico del misterioso personaggio fin da un mese prima. Un racconto che all'istante ci aveva lasciati scettici. «C'è un ex prete, un certo Meneghetti, che racconta strane storie a chi si avvicina a lui. Dice che attraverso il contatto con i parenti passano influssi malefici, anzi addirittura mali fisici, al punto che la morte di un familiare corrisponde alla vita dell'altro e viceversa. Quando le persone che si rivolgono a lui per risolvere i loro problemi di equilibrio mentale vengono agganciate, subito dopo interrompono ogni rapporto con la famiglia anche a livello di semplice telefonata. Arrivano a distruggere i regali dei genitori e dei nonni, le loro fotografie. Scompaiono per anni interi ed ogni loro azione è condizionata al valore di lui, Antonio Meneghetti, l'ontopsicologo».

Una testimonianza assurda ma riferita da una persona apparentemente credibile, con la testa sulle spalle e, soprattutto disposta ad assumersi la responsabilità di quello che diceva.

La prima incredulità si trasformò nella convinzione che comunque qualche cosa di strano accadeva davvero, quando a questa testimonianza se ne aggiunse un'altra e poi un'altra ancora. Mauro Spiridioni uccise il padre Ferruccio nel luglio del '77. La madre ci disse che era rimasto sconvolto dall'incontro con Antonio Meneghetti. Da quel giorno il suo già precario equilibrio psichico si era aggravato al punto di vedere nel padre una entità demoniaca. Un colpo di doppietta concluse la sua follia.

Poi in un libro di ontopsicologia clinica, scritto da Meneghetti, al capitolo sulla psicologia negativa o vampirica, trovammo scritto tra l'altro: «Consiglio sempre ai vampirizzati recuperabili il distacco totale (di contatto, di vista, di lettera, di doni, di vicinanza, di visita) dal proprio partner distruttivo» e questo è identificato prevalentemente nel padre, ma soprattutto nella madre. Chi non osserva il precetto è esposto ad ogni conseguenza negativa, o meglio demoniaca, dalla malattia al suicidio. Altre perplessità caddero quando in un paesino in provincia di Terni, pochi chilometri da Amelia, un padre e una madre ci raccontarono la storia delle loro due figlie: «Non le vediamo più da due anni, non sappiamo né dove siano andate, né cosa facciano. Hanno abbandonato il lavoro. tentammo di seguirle per un po' anche andando in terapia da Antonio Meneghetti, ma le cose assurde che accadevano durante le sedute ci costrinsero ad allontanarci. Pensi che il "professore" pretendeva di guarire malattie incurabili e soprattutto proibiva ai suoi pazienti di andare a trovare i genitori anche quando questi stavano molto male. Ad una signora di terni che aveva la madre in coma disse che per lei questo era bene, vita. per di più si prendeva un sacco di soldi. A noi pensionati, ha spillato almeno tre milioni».

Pubblicammo queste testimonianza, pubblicammo anche il risultato di una visita al castello di Pissignano, acquistato dai "meneghettiani". Poi successe quello che successe. Fu come un sasso lanciato in uno stagno. Nuove testimonianza aggiunsero fatti su fatti. Una signora ci disse di essere stata indotta a rapporti sessuali durante una terapia. Un altro ci raccontò del suicidio di una ragazza. Altri ancora ci riferiscono della morte di un ragazzo uruguaiano di nome Carlos, stroncato dal diabete "frutto della negatività della madre". Altre voci non le abbiamo riferite perché anonime. Se fossero confermate aggraverebbero di molto il peso delle responsabilità di Antonio Meneghetti e dei suoi collaboratori.

Comunque tutto quello che abbiamo saputo sull'attività di Meneghetti e soci lo abbiamo documentato sul giornale, continuando a farlo anche quando gli adepti ci hanno preso di mira, venendo in massa al giornale, nell'evidente tentativo di bloccare la nostra inchiesta.