PAESE SERA/CRONACA DI ROMA
lunedì 4 maggio 1981

LE ALLUCINANTI STORIE DEI CLIENTI DI UN EX PRETE
In un vecchio maniero i riti degli adepti

Ecco come è stato accolto un nostro cronista a Pissignano nel "Centro di Ontopsicologia" di Meneghetti

di EMILIO RADICE

«ANTONIO Meneghetti fa schiavi della sua volontà i nostri figli, li separa da noi, li fa comportare in modo strano, pretende di curare mali incurabili». Questa la denuncia di due famiglie raccolta nei giorni scorsi da Paese sera. Da Roma ad Amelia sulle orme dell'ex sacerdote fondatore dell'ontopsicologia. E poi l'allucinante racconto della famiglia Epiridiani sconvolta nel '77 da un parricidio con motivazioni oscure. Proseguendo la nostra inchiesta siamo arrivati ancora più in là a Pissignano, piccolo centro vicino Spoleto, sulle fonti del Clitunno. È qui che secondo molte indicazioni si radunano gli adepti della ontopsicologia, chiudendosi in un borgo medioevale sovrastato dalle torri di un castello semi diroccato, il regno misterioso di Antonio Meneghetti.

Alle porte di Pissignano nuova, poche case allineate lungo la superstrada per Foligno, c'è un cartello turistico: «Castello del XII secolo» e una freccia che indica la direzione da prendere. Ci si inerpica per una stretta stradina fino ad una piazzuola davanti ad una chiesa. Qui si deve abbandonare la macchina per proseguire a piedi. Nello slargo, con il panorama che spazia sulla campagna spoletina, sono parcheggiate numerose auto. Sui parabrezza, sugli sportelli, sui finestrini di tutte o quasi brilla nel sole il simbolo - fino ad ora a noi sconosciuto - della ontopsicologia.

È un cerchio in campo blu. Il centro è unito alla circonferenza da tre raggi ricurvi. Qualcosa che ricorda la "runa". Stampato su alcuni autoadesivi è sottolineato da una scritta che toglie ogni dubbio: «Ontopsicologia». Una macchina, di grossa cilindrata, non ha il simbolo ma solo la scritta, a lettere d'argento su tutto il lunotto posteriore.

Fingendoci turisti, con la macchina appesa al collo, il grandangolo messo a fuoco su una distanza che va da due metri all'infinito, percorriamo in salita le ultime decine di metri che ci separano dalla vetta della collina su cui incombono le mura scure del castello. Appena entriamo nella corte del maniero siamo assaliti da un sensazione di disagio. Alcuni giovani con le pale e i picconi in mano stanno sterrando una terrazza. Al nostro apparire si fermano. Una ragazza dà di gomito a un amico e ci guarda di sottecchi. Non sembra proprio di essere graditi. Andiamo avanti suscitando fra tutti quelli che incontriamo occhiatacce e borbotii di cui non capiamo una parola ma solo il senso di ostilità.

Lungo un breve tunnel di pietre a secco si allineano alcune porte di legno color miele. Su una leggiamo: «Dott. Prof. Giuffrè, vice presidente». Siamo nella "tana del lupo". Senza alzare la macchina fotografica all'occhio proviamo a fare qualche scatto. Le foto non vengono per l'oscurità. Siamo più fortunati davanti a una bacheca piena di fogli. Leggiamo: «È uscito in distribuzione Lizori News. In questo numero: cinque minuti con Antonio Meneghetti. Inserto; fotografia "unica" ed articoli a cura delle "nostre" migliori firme». Tutto letterale, comprese le virgolette. Accanto un altro foglio: «Cooperativa Ontolizori. si ricorda che tutti i servizi offerti dalla cooperativa sono riservati solo ai soci. La direzione».

In margine ai fogli leggiamo il nome di Daniel L. (direttore) e di Simonetta P. (segretaria). Ecco dunque dove è finita la figlia di M. e L.P., i due coniugi di Amelia che ci avevano denunciato la scomparsa della ragazza e di una sorella. proseguiamo il cammino su per le stradine della corte del castello. Da una casetta appena restaurata si affaccia una ragazza sulla ventina. Cosa state facendo qui? le domandiamo, fingendo una ingenua curiosità. La risposta è brusca e scostante: «Niente. Questo è un paese come tanti, cosa c'è di strano? Non avete mai visto un paese?». La ragazza si rifugia nel buio della casa e dall'interno la vediamo osservarci. Dopo poco si affaccia un suo amico, si appoggia allo stipite della porta e si mette a controllare le nostre mosse. Decidiamo di provare di nuovo un colloquio e abbiamo maggior fortuna.

Sergio, questo il nome del nostro interlocutore, ci spiega che lui ed altri vengono qui a Pissignano ogni fine settimana per passare il tempo. Ma abbiamo visto anche il nome della ontopsicologia - osserviamo noi - che cosa è? Sergio si apre un po'. «È una scuola psicologica fondata da Antonio Meneghetti, laureato all'Università Cattolica San Tommaso d'Aquino. È una cosa seria, con due cattedre a Brasilia, dieci anni di esperienza dottrinaria. I nostri membri svolgono un ruolo di punta nel sindacato psicologi e sono conosciuti alla facoltà di Psicologia di Roma. Si applicano terapie di avanguardia, cineterapia (uso di pellicole filmate) e musica. Abbiamo avuto riconoscimenti dal Ministero dei beni culturali e dal Provveditorato agli studi. Anche un premio alla FAO per l'anno del fanciullo».

Ma qui cosa volete fare, una comunità? «No . risponde Sergio - abbiamo semplicemente comprato da privati le vecchie case semi diroccate per riunirci assieme. Abbiamo fondato anche una nostra scuola per i bambini. Niente di strano anche se ogni tanto qualcuno ci ha dato dei fastidi. Ad esempio fuori del nostro centro di Roma una volta abbiamo trovato la Polizia e qui di tanto in tanto dei ragazzacci; sbandati, vengono a sporcare e a fumarsi uno spinello... noi li mandiamo via. Siamo stati avversati anche da un assessore del PCI che non voleva che ci fosse venduta una casa. Poi per fortuna è partito per gli Stati Uniti e dal Comune di Campello abbiamo ottenuto l'appalto per le fogne e per la strada fino al castello».

Ma permetterete le visite dei turisti? «Veramente non vogliamo che la gente arrivi fin quassù. Difendiamo la nostra intimità. Vorremmo riuscire a chiudere il borgo agli estranei». Al collo di Sergio pende una catenina d'oro con appeso il simbolo dell'Ontopsicologia.

La chiusura degli ontopsicologi di Pissignano ha suscitato e suscita notevoli malumori fra la gente del posto. Luigi Piantoni, capogruppo del PCI al Comune di Campello, racconta: «È gente strana, gelosa del suo ambiente, che evita i contatti con la gente. Intorno a loro c'è un alone di mistero. Non vogliono che i figli si mischino agli altri bambini. Due di loro furono richiamati dai compagni una volta che furono sorpresi mentre giocavano a carte nell'osteria del paese. Sappiamo che c'è un coordinatore (Meneghetti n.d.r.) che li fa lavorare per incrementare il patrimonio. Non si riesce ad andarci dentro. Fra noi si sono diffuse strane voci. Sembra che un tempo stessero in un paese del Lazio da cui furono cacciati. Non ci vediamo chiaro insomma».

Infine Luigi Piantoni ci ricorda che mesi fa qualche cosa era stato pubblicato anche sui giornali. È vero. Sulla pagina umbra di Paese sera del 27 settembre leggiamo un articolo che comincia: «Nell'antico castello di Pissignano, vicino a Spoleto, sta accadendo qualcosa di strano... gli abitanti di Pissignano non possono più entrare nell'interno del castello e vengono bruscamente respinti. Vi si è insediata, sembra, una setta filosofico-religiosa il cui capo carismatico è un ex religioso, il professor Meneghetti, che qui tiene le proprie riunioni. I rapporti con la popolazione sono molto tesi. Gli autopsicologi hanno svolto notevoli lavori di ristrutturazione senza alcun permesso. Alcune denunce e tre o quattro processi per abusi edilizi non sono bastati a fermarli».