Lettera aperta a Natalia

Poiché Natalia Encolpio si è esposta in prima persona, nel sito di rettifica della Lorenzini, assumiamo anche noi il diritto di replica.

Questa è la parte del sito che la dottoressa Encolpio sottoscrive

- Il Cenacolo è un'associazione fondata nel 1995 e nel 1998 ha ottenuto lo Stato Consultativo Speciale alle Nazioni Unite (risulta inserita nell'elenco on line delle Ngo: (www.un.org/esa/coordination/ngo/). 
- Il progetto Informadonna è stato attivato nel 1998, ha un suo sito Internet e ha fornito un servizio di consulenza, informazione e orientamento alle donne sul tema del lavoro. 
Sono una giornalista professionista (iscritta con menzione all'Albo dal 31 marzo 1992) e l'idea di questo progetto è nata dall'esperienza di anni maturata nella redazione di un quotidiano nazionale (La Nazione) dove lavoro. 
Il progetto Informadonna si concluderà  con un convegno il 24 giugno del 2000 (con inizio alle 10) a Villalago a Piediluco (Terni) nel quale si affronterà il tema "Donne: pari opportunità in rete". Si tratta di un'iniziativa aperta al pubblico ed un'occasione per vedere , dal vivo, chi siamo, come operiamo e quali risultati abbiamo ottenuto.
- In relazione ai recapiti telefonici: ho cambiato il numero del cellulare ma sul sito sono sempre stati attivi e presenti i recapiti (sia telefonici che di e-mail)  dove contattarci. Ne fanno fede le richieste delle donne che si sono rivolte a InformaDonna. 
- In merito a Città in Internet come mandante dei messaggi "dell'anti-anti-onto" preciso che: Città in Internet (che è anche un partner del progetto InformaDonna) ha gli accessi, e quindi gli utenti,  che vanno dal numero 194.183.24.0 a 194.183.24.31. 
Vi faccio presente che l'inetnum 194.183.24.166 (in quanto maggiore, nella successione numerica, del 31) non è uno di quelli in uso da Città in Internet.
Basta fare una piccola ricerca per riuscire ad avere tanto di nome, indirizzo e recapito telefonico dell'azienda che ha inviato il messaggio in questione.

Gentile dottoressa,
sperando che sia proprio lei a sottoscrivere la pagina precedentemente riportata e non solo che sia stato usato il suo nome ad artificio da qualcun altro, ci permettiamo di replicarle quanto segue.
Mettiamo in risalto il fatto che il suo nome potrebbe essere stato usato da qualcun altro, perché lei non era mai stata tirata in ballo da noi, anche se avevamo visto il suo nome presente nel sito de Il Cenacolo, e quindi non capiamo per quale motivo lei si sia esposta in esclusiva difesa de Il Cenacolo, dell'ontopsicologia e soprattutto della Lorenzini Loretta.
Questo però ci permette di mettere in linea alcune nostre considerazioni ulteriori sull'ontopsicologia e sulle sue metodologie.
Speriamo che le sia permesso accedere completamente al nostro sito dove potrà trovare tutte informazioni che lei sa benissimo essere veritiere e controllabili.
Naturalmente controlliamo da vicino le vicende giudiziarie di moltissime persone legate all'ontopsicologia e, fra le varie carte depositate dalle parti in causa, abbiamo trovato anche una bellissima lettera di suo padre, depositata in Tribunale a Roma da sua madre, per difendersi in cause che lei stessa ha aperto contro sua madre (o forse lei non ne sa nulla?).
La riportiamo per intero, perché ci sembra davvero emblematica di un rapporto tra genitore e figlia, già viziato dall'appartenenza alla setta dell'ontopsicologia.
La rilegga con noi:

Ora Nata - mia cara Nata,
poiché mi è difficile venire a Siena e considerato che a causa dei tuoi impegni professionali ti è pressoché impossibile venire a Roma, preferisco scriverti sperando di essere compreso come se ti parlassi dal vivo.
Come tu sai nel mese di Aprile scorso ho superato i 76 anni (hai visto che pure la macchina si è rifiutata di scrivere gli anni miei) e considerato che sono portatore di vari altri disturbi, la presente potrebbe essere il mio saluto, il saluto di un padre in partenza ad una figlia che deve ancora vivere tutta una vita e pertanto mi pare doveroso lasciarti qualche consiglio (senza tediarti).
Vedi cara Nata capisco questo tuo desiderio di renderti autonoma e in un certo senso mi vanto di avere una figlia che non ha paura di affrontare la vita da sola, ma quello che dovrei rimproverarti è il fatto che tu prendi troppo alla lettera l'autonomia, lasciando passare dei lunghi mesi (e forse ne passeranno dei più lunghi) prima che che tu possa risalutare i tuoi genitori. Questo tuo insolito modo di agire, prima non eri così, ci ha portati alla ricerca delle cause con un'ansia tale che solo chi è genitore può capire (ti auguro di essere un giorno mamma per renderti conto della veridicità di quello che dico).
L'ansia per sua natura porta tristezza e preoccupazione e non ti dico come abbiamo cercato la soluzione dei tuoi presunti guai aggrappandoci ad ogni appiglio che ci potesse fornire tue notizie, notizie di cui eravamo carenti per i motivi a te ben noti.
Abbiamo cercato in ogni tua mossa, in ogni tua parola, un motivo di valutazione della tua vita autonoma creando dei motivi di confronto per vedere se, con il passare del tempo, potevamo essere tranquilli.
Abbiamo trovato in queste diagnosi improprie, tutto e niente; o meglio tutto e un po' di niente. Questo po' di niente sono lo stato dei rapporti con quel Professore.
Cara Nata, al tuo posto non mi sarei dannata l'anima per creare un'amicizia così profonda (almeno tale pare) con gente che viene da chiedersi se ne è degna.
Il Professore e la sua consorte francamente mi hanno fatto una brutta impressione, laddove ti invogliavano ad acquistare da loro o tramite loro, quella porzione di fabbricato che io ritengo assolutamente inadatto a te e alle tue necessità.
Premesso che non conosco i valori del locale mercato immobiliare, ciononostante non mi sentirei di avallare le loro richieste. Tu dici che era un affare. Ora Nata, io sono cresciuto fuori casa e ho imparato a mie spese che nessuno regala, ma tutti cercano di fare gli affari loro. Ti dico questo per chiarirti come difficilmente un buon affare viene lasciato in sospeso in attesa che giunga il possibile acquirente (o venditore). A vedere come si presentano e a sentire le voci che circolano su questa comunità mi sembra si tratti di elementi che tu avresti dovuto lasciare andare al loro destino (se non erro hai acquistato l'immobile al confine col loro).
Come ti ho detto in precedenza io osservavo, nei brevi periodi che passavi a Roma, tutto quello che era osservabile, per capire se la nuova vita ti creava o non ti creava problemi particolari, tali da compromettere il tuo soggiorno fuori casa. Ebbene questo tuo facile assenso, questa tua consapevolezza nel senso che ritenevi acquistare un immobile ad un prezzo sulla cui convenienza si potesse discutere, ci ha fatto sorgere il sospetto che tu valutassi non secondo l'ordinarietà del locale mercato fondiario, ma secondo una componente affettiva che priva di controlli non può essere presa a paragone e controllata come altre valutazioni.
In altri termini nel nostro caso lo stesso immobile poteva avere due valori e precisamente uno reale fornito dal mercato immobiliare e uno affettivo che difficilmente può essere definito. Questo valore affettivo però conferma che l'acquirente voleva quel fabbricato che gli permetteva di migliorare o mantenere l'amicizia in atto con la famiglia del Professore.
A questo punto cara Nata non sono più in grado di seguirti. So che i giornali sono pieni di notizie relative a comunità che hanno da rendere conto anche alla giustizia del loro modo di finanziarsi, del loro modo di vivere. Io non sono adatto a formulare giudizi perché del tutto incompetente, ma restando a quello che i giornali scrivono, ho la sensazione che quella lunga strada che dovrebbe portare i migliori ai vertici dell'organizzazione della comune, sia piena di tutte le trappole nelle quali il cadervi non è affatto difficile. Resta una firma - messa per non rifiutare un piacere ad un amico, basta un attimo di cedimento perché la morsa si chiuda e renda irreparabile il guaio commesso.
Come ti ho detto nelle righe di cui sopra, ti ho studiato sino a quando ho potuto vederti e procedere per confronti a rendermi conto se eri o non eri in buona salute. Devo ammettere che ultimamente si osservava, nel tuo dire, un aumento di preoccupazione e angoscia. Dovuti certamente a difficoltà sulla cui natura nulla so in quanto tu non me ne hai mai ammesso l'esistenza. Nata, conosci il gioco della verità. Fallo con tuo padre che ti dice: "qualunque guaio tu possa aver commesso (anche il meno immaginabile per sua natura e portata) sappi che la porta di casa nostra è sempre aperta sia di giorno che di notte.
Se invece, per un qualsiasi motivo tu fossi ricattata (consentimi questa ipotesi avversa, per darti un esempio dei guasti che può procurarti simile cattiveria) ricordati che se dimostri di aver paura, sarai condannata tutta la vita a pagare. La trappola anche in questo caso potrebbe essere superiore alle possibilità del ricattato di gestire la triste trattativa. Unisciti ai tuoi genitori. Mai come in questo caso l'unione fa la forza! Anche se in ipotesi il ricatto dovesse interessare i tuoi rapporti con la giustizia, vieni da noi - che siamo ancora casa tua, la tua famiglia - e vedrai che non ti lasceremo sola (noi non possiamo venire da te perché ci è negato il tuo recapito).
Nata, mi accorgo di essermi dilungato su un argomento che pure tu a mente serena avresti già liquidato nel modo più semplice e cioè venire via subito non preoccupandosi di debiti e crediti. Non frapporre dei perché. L'importante è venire via subito. Anche perché (non sarà il caso tuo ma è bene che tu lo sappia) si può essere oggetto di forzature della volontà.
In questo caso non è difficile immaginare le conseguenze che tra le più importanti a braccio si possono elencare:

  -  distacco da tutte le amicizie dimodoché l'individuo per sfuggire la solitudine si lega sempre più alla comunità
  -  distacco assoluto, integrale dalla famiglia, sostituendo alla sudditanza familiare (che è sempre in buona fede 
     anche se a volte sbaglia) la sudditanza del gruppo che ovviamente è di altra natura e persegue altri fini.

Per gente della tua preparazione la differenza tra i due comportamenti sopra elencati salta subito all'occhio. Libero un comportamento, manovrato l'altro e quindi capace di surrogare (proponendo come suoi) ragionamenti di comodo. Quando poi questa sudditanza psicologica verrà a cessare può succedere che il soggetto si renda conto - di solito in ritardo - di aver vissuto in un  mondo non suo (con tutte le conseguenze che si possono immaginare).
Qui parafrasando il Monti che dice "qui se non fuggo abbraccio un caporale, con la sua brava mazza di nocciolo" io invece se non smetto scrivo un romanzo.
Mettiti nei miei panni, ma non nei panni personali. Nei panni di un uomo qualunque che scrive forse la sua lettera di addio e pertanto non conta quel che ti lascio di immobili o di mobili, conta che ti lascio il credo che mi ha seguito per tutta la vita e che ti lascio orgoglioso in eredità.

"Sii onesta, non te ne pentirai"
Non ho parlato volutamente alla mamma perché il saluto era solo mio. Lei deve ancora arrivare al capolinea.
Contrariamente a quanto tu possa pensare mamma ti vuole bene, come nessuno di noi te ne vuole. È una donna che vive per la felicità degli altri a scapito della sua. Tienitela da conto. Ti accorgerai quel brutto giorno del suo trapasso quanto la mamma era necessaria, specie se avrai dei figli..... sarebbe ora!!!!!

Un abbraccio forte
tuo papà

lettera autografa di Giuseppe Encolpio, del 6 luglio 1995.

Ci risulta, sempre dagli atti depositati in Tribunale, che suo padre sia deceduto pochi mesi dopo e che lei non si sia neanche potuta recare a vederlo sul letto di morte, tanto che suo padre ha lasciato un terribile testamento (nonostante l'amore dimostrato nella lettera qui sopra) dove afferma che lasciava tutto esclusivamente alla moglie e niente a lei, perché lo aveva abbandonato nel momento del bisogno. 
Lei forse non riesce o non può rendersi conto di quanto sia terribile questa storia, ma ci creda: si assomigliano tutte le storie di chi finisce nelle grinfie di una setta e quindi lei non è neanche tanto originale!
Inoltre, proprio in virtù delle cause mosse a sua madre, ci siamo resi conto che lei è probabilmente manovrata contro la sua famiglia e che non ha nessun rapporto con sua madre da anni, ma continua a reclamare i suoi averi e i suoi beni. Questa può essere maturità e libertà da parte sua? Non è invece una procedura più che solita all'interno di un gruppo settario?
Non ci è dato di sapere con esattezza i rapporti affettivi con sua madre, ma capiamo benissimo che suo padre aveva intuito molte cose di lei, già anni fa, quando ancora non sapeva con esattezza che lei si era unita a Meneghetti e a sua moglie, nella "comunità" di Lizori, dove tuttora possiede la casa.
Capiamo benissimo, dalle molte inesattezze e palesi forzature nelle carte processuali, che lei non sia libera di gestire il rapporto con sua madre o con i suoi familiari, al di fuori della setta, dove crede di avere raggiunto i vertici, ma che la sta solo usando in tutto e che, quando lei non servirà più, la getterà probabilmente fra le ortiche, lasciandola però in uno stato di tale prostrazione (come diceva già suo padre) da rasentare o tentare il suicidio, perché non si ritroverà più nel mondo dei comuni mortali.
Lorenzini diceva che le persone che sono con lei hanno tutte buoni rapporti con le famiglie e con i propri beni economici: crede davvero che questo sia anche il suo caso? Crede davvero che questo sia il caso delle varie persone che sono legate all'ontopsicologia o anche solo a Loretta (Fabiola, Maria Luisa, Patrizia e le altre)?
Da una persona ormai adulta e libera, come lei è, non ci si può aspettare un comportamento simile! Ognuno di noi, vorrebbe avere rapporti diversi con i propri genitori e ha qualcosa da ridire contro l'operato degli stessi, ma da adulti che siamo abbiamo il dovere di aiutare i nostri familiari negli ultimi anni della loro vita, se non altro in virtù di quello che ci hanno regalato negli anni della nostra infanzia e della nostra giovinezza, pur difendendo, al limite, la nostra libertà di coscienza e di vita.
Suo padre già allora non sapeva dove abitava, non sapeva con esattezza come viveva: è questa libertà?

Oltre a questi fatti personali, lei non aveva nessuna voce in capitolo per ribattere alle nostre informazioni sulla Lorenzini, alla quale non solo sembra estremamente attaccata, ma in completa soggezione emotiva e psicologica. Per questo possiamo pensare che il suo nome sia stato usato dalla Lorenzini per parare il colpo (così come in atti legali che abbiamo visto presso il Tribunale di Roma), o che lei non sia in grado di reagire alla morsa che già suo padre ipotizzava (o forse ricatto?).
Dottoressa Natalia, qualora potesse accedere a questa lettera, con libertà di spirito e non con la mente ottenebrata dalla setta di cui Lorenzini Loretta si è resa da sempre partecipe, non solo per aver sposato Tonino, ma piuttosto per aver partecipato attivamente a tutte le nefandezze del marito e per continuare imperterrita a manovrare i fili dell'associazione ontopsicologica, cominci a farsi un piccolo esame di coscienza e magari cominci a darsi dei veri criteri di libertà e di umanità con i quali far fronte a tutta la situazione che ormai la incatena senza scampo.
Non esiti poi, qualora ne avesse bisogno, a rivolgersi a qualche esperto di sette che potrà aiutarla a comprendere in profondità quale destrutturazione psicologica è stata forse operata in lei e nelle persone che hanno seguito l'ontopsicologia o la signora Loretta: quando uno è dentro il buco non può vedere che fuori c'è la luce.

immagine del piede di Meneghetti, dolcemente appoggiato sulla faccia di una sua adepta

P.S. Possibile che Città in Internet abbia solo 30 partners? Comunque abbiamo fatto fare l'header a persone completamente estrane a questa vicenda e tutte ci hanno dato la stessa referenza, per cui non abbiamo bisogno di fare ulteriori ricerche.