Il Giano bifronteDopo quello che abbiamo descritto finora dell'attività di Meneghetti e dei suoi stretti collaboratori, questo articolo ci offre uno spaccato davvero squisito dell'impero finanziario che il suddetto si è costruito e sul suo modo di porsi. Un uomo che già al suo apparire è senza scrupoli, avido di successo e di soldi, che sa sfruttare adeguatamente le risorse delle persone che a lui si affidano fideisticamente. Un vero ex-prete (giacché questa è l'unica qualifica di cui siamo assolutamente sicuri), attento ai bisogni degli altri, altruista, generoso, disinteressato, semplice, comprensivo, aperto. Lasciamo però direttamente le parole all'articolista, che ci aiuterà a comprendere meglio la vera fisionomia del personaggio e conseguentemente anche di coloro che seguono questa dottrina. LÀ DOVE VIVE L'INCANTATORE DI ANIME PERSE di FRANCO MARCOALDI Pissignano " [...] L'unico che mette le tende in pianta stabile, e assieme ai suoi seguaci prima compra una casa, poi due, poi tutto il paese, è Antonio Meneghetti: il padre dell'ontopsicologia. Anche se l'uomo passerà alle cronache non tanto per il suo verbo clinico, quanto piuttosto per le ripetute accuse che gli pioveranno addosso: nell'81 - a soli due anni dall'inizio dell'avventura di Pissignano - truffa, usurpazione di titoli, esercizio abusivo della professione, associazione per delinquere; dieci anni dopo pure peggio, visto che il Professor Antonio si troverà coinvolto nella misteriosa morte di una sua paziente. Meneghetti, a dirla tutta, uscirà completamente indenne da questa bufera giudiziaria. Anzi con le casse del suo impero finanziario ulteriormente rimpinguate grazie alle cause vinte contro diverse testate giornalistiche. Ma in paese, nel frattempo, che si dice? "Soprattutto allora la diffidenza era grandissima. Io invece mi sono comportato sempre come San Tommaso. E cosa ho visto? Che il vecchio castello è stato restaurato splendidamente. Che è abitato da persone gentili e ospitali le quali hanno incrementato il commercio nella zona. E che il professore ha un modo di parlare decisamente suadente, anche se il suo pensiero mi risulta piuttosto oscuro". Domenico Gasparri è proprietario di uno di quei bellissimi empori di una volta dove potevi comprare un po' di tutto: dai giornali alle mutande. Ma prima ancora è la memoria storica vivente di questi luoghi; autore del ponderoso volume Il Clitumno e le sue genti, può raccontarti gustosissimi episodi tanto sulle leggende originarie, quanto sulle cronache degli ultimi anni: come le famose feste settembrine cui facevano seguito improbabili sfilate dove regnava sovrana un'unica griffe, "moda Antonio", rigorosamente in bianco e nero. (Perché meravigliarsi? Se l'ontopsicologia è una visione generale del mondo, mi sembra naturale che si porti appresso anche l'ontomoda, l'ontoarte, l'ontomusica e chissà quanti altri onti). Bonario e divertito, Gasparri racconta ancora di quando dovette accompagnare il timidissimo prete a benedire case che lo intimorivano non poco. Oppure della visione gratuita del film Amadeus cui fece seguito una conferenza a pagamento (ovviamente del Professore), e tutti gli abitanti di Pissignano bassa se ne tornarono immediatamente alle casette loro, mentre gli "ontopsicologizzati" (si dirà così?), furono invece costretti a restare, al modico prezzo di cinquantamila cadauno. D'accordo: si tratta di minuzie. Ma servono anche queste per introdurmi alla visita dell'antico borgo, dove proprio in questi giorni si tiene il XV congresso internazionale di Ontopsicologia. Una lunga fila di automobili sul ciglio della strada mi fa intuire che potrò raggiungere la meta soltanto scarpinando a piedi. Devo comunque ritenermi fortunato: se non ci fosse tutta questa gente (italiani, ma anche latinoamericani, russi, cinesi), non potrei certo bere una bella bibita ghiacciata nel piccolo baretto. Eh sì' perché quando non ci sono loro, gli "ontopsicologizzati" il vecchio borgo è deserto, morto. Dunque mi pare naturale che gli abbiano cambiato pure il nome, sostituendo il troppo abusato San Benedetto con il più enigmatico Lizori. "Significa lì dove il vivente sa". È' lui in persona - il Professore, l'incantatore di serpenti - a confidarmelo. Nell'ansia dell'attesa mi prefiguravo questo incontro come qualcosa di simile all'ingresso nella capanna del colonnello Kurtz di Apocalypse now. E invece l'unica cosa che accomuna i due, è il linguaggio oracolare. Per il resto, tutt'altra musica. Meneghetti sembra un texano miliardario: giubbetto in daino generosamente aperto sul petto villoso, anellone al mignolo sinistro, vodka e sigaro gigante. Quanto alla capanna, si è trasformata in uno studio grande e luminoso con vista mozzafiato sulla valle; mentre un pianoforte a coda e quadri enormi alle pareti, danno plasticamente conto dell'inesausta versatilità del Professore. E siamo soltanto agli antipasti. L'ex frate francescano (unica qualifica del suo interminabile curriculum di cui già ero a conoscenza), vanta infatti moltissimi altri titoli: quattro lauree; la pubblicazione di più di quaranta opere tradotte in tutto il mondo; la qualifica di accademico dell'International Informatization of Accademy, organismo riconosciuto dall'Onu, eccetera, eccetera eccetera. Dopo di che il "terribile scienziato" (come si autodefinisce) aggiunge sconsolato di aver perso ogni speranza sulla possibilità di incontrare uomini intelligenti quanto lui. La capisco, professore. Ma vorrebbe spiegare anche a noi, poveri terrestri, che cos'è questa benedetta ontopsicologia? Niente da fare. Lui si sforza, ed io altrettanto. Ma evidentemente non arrivo a tali vette. Compulso allora diligentemente un paio di suoi testi, e ne traggo questo mio personale quanto sgangherato sunto: l'ontopsicologia si presenta come una vera scienza; dunque non ha nulla da spartire coi misticismi oggi tanto in voga nel mondo delle sette. Seconda anomalia: ritenendo che il benessere individuale si fonda sull'egoismo soggettivo, è sicuramente indenne dal virus del buonismo. Forse è un po' poco. Ma comunque quanto basta per farmi vedere anche l'altra faccia del Giano Meneghetti. Il quale, dismessi i panni del contorsionista teoretico e sintattico, indossa finalmente quelli più prosaici del grande venditore. "I malati? Non me ne occupo più da tanti anni. Portano solo guai. Ora lavoro unicamente per le elites politiche e imprenditoriali, insegnando loro la psicologia del leader. Costo minimo di ogni conferenza, diecimila dollari. Con continue richieste che vengono soprattutto da Brasile, Cina e Russia". Sarei davvero curioso di sapere chi è disposto a sborsare tali cifre. Ma che quest'uomo possa dir qualcosa su come si diventa un leader, non v'è dubbio alcuno. In fin dei conti, è grazie a questo suo talento, che ha costruito una fortuna immensa - quanto legittima non so, né in questo contesto mi interessa. [...] La Repubblica 19 agosto 1997 |