La Nucciarone difende l'OT
per la morte di Marina Furlan

Abbiamo trovato questa interessante lettera scritta da Anna Nucciarone al difensore della famiglia Furlan, dopo la morte della povera ragazza.
Leggiamola e poi alla fine diremo cosa ne pensiamo noi.

%%%%%%

Alla cortese attenzione
Preg.mo avv. Carlo V.
Roma
    Facendo seguito alla nostra conversazione mi premuro di riassumere le informazioni di mia conoscenza sulla persona della dr. Marina Furlan.

    È chiaro che come collaboratrice del prof. Meneghetti prima e  da venti anni nella mia qualifica di segretaria della Associazione  Internazionale di Ontopsicologia  nonché della Scuola di OntoArte ho conosciuto la dr. Marina Furlan . Anche se ella non ha mai ricoperto né cariche ufficiali né incarichi straordinari in nessuna delle due organizzazioni. Il suo ruolo è sempre stato quello di auditrice volontaria e saltuaria delle conferenze aperte a qualsiasi pubblico.
    Ma veniamo ai fatti.
    Per quello che ho sempre saputo si trattava di una ragazza che aveva avuto una adolescenza molto difficile. Lei stessa mi aveva raccontato che a sedici anni era  scappata di casa  insieme ad un uomo del doppio della sua età. Dopo questa fuga d’amore era tornata a casa dove il padre si era rifiutato di  riaccettarla tanto che la ragazza era andata a vivere con la nonna (si raccontava di una intera notte passata sulla soglia di casa senza che il padre - ubriaco come al solito - le permettesse di entrare).
    Per porre fine a questa situazione turbolenta  la madre (o forse lo stesso padre in un momento di lucidità) si rivolsero ad un amico di famiglia il quale sapevano aveva una figlia psicologa. Tale figlia, come noto la dr. Marinello, nata e cresciuta a Trieste, aveva frequentato l'Università a Roma dove si era formata  in Ontopsicologia presso la Scuola del prof. Meneghetti  (periodo 74/80). Una volta terminata tale formazione ed acquisito il conseguente attestato era tornata alla natia Trieste e svolgeva autonoma attività.
    Tornando al "caso Furlan", la dr. Marinello, dopo alcune sedute di psicoterapia, aveva convenuto con i genitori che l'unica soluzione per la ragazza (che nel frattempo aveva abbandonato gli studi e conduceva una vita discutibile) era quella di abbandonare la città dove fra l'altro era conosciuta in un "certo modo".
Siccome in quel tempo a Scandriglia un gruppo di genitori, professori, psicologi, pedagoghi etc. si era organizzato in una struttura didattica alternativa, fu consigliato il trasferimento della ragazza presso tale struttura affinché almeno continuasse gli studi.
    La cosa fu fatta nel pieno consenso, visto che non solo i genitori accompagnarono la ragazza, ma pagavano regolarmente la retta (mi pare per circa tre anni), ricevendo regolare ricevuta;  tale  documentazione è stata peraltro verificata nel corso di un successivo controllo della Guardia di Finanza.
    Vorrei aggiungere che, anche se nella Scuola College veniva applicato il metodo pedagogico della Ontopsicologia, ad insegnare erano professori regolarmente abilitati e di ruolo e non solo il prof. Meneghetti non riscuoteva i soldi delle rette ma egli  non riceveva alcun compenso specifico in tutto questo, svolgendo solo alcuni saltuari interventi di supervisione agli insegnanti stessi.
    Terminato il periodo di formazione medio-superiore come tutti gli altri ragazzi suoi compagni, la Furlan sostenne l'esame presso una scuola esterna di Roma, e  da questa ottenne un diploma.
    C'è da aggiungere che la Scuola-College  aveva una frequenza dal lunedì al venerdì e che tutti i ragazzi trascorrevano il sabato e la domenica in famiglia.
    Dato che la Furlan non poteva a causa della lontananza (e - da come si esprimeva - seppure avesse potuto non avrebbe  voluto) rientrare in famiglia per il week-end spesso si fermava gratuitamente e senza alcuna forma di collaborazione, il sabato e la domenica per studiare.
    Da quello che so (ma la cosa non mi riguardava personalmente) per aiutarla, come spesso accade alcuni amici che avevano dei figli piccoli, li affidavano alle cure della ragazza aiutandola in questo modo ad arrotondare  qualche compenso che le faceva comodo per le piccole spese.
    Per quanto riguarda il prof. Meneghetti e la sua famiglia egli viveva in una casa totalmente staccata dalla struttura che ospitava la Scuola. Le figlie partecipavano, pagando come tutti gli altri ragazzi, alla Scuola College ed anch'esse rientravano in famiglia il sabato e la domenica. Per le sue esigenze il prof. Meneghetti era organizzato con una propria personale domestica (si chiamava Eugenia ma nell'ambiente era conosciuta con il nomignolo di "Chicchi" con il quale la chiamavano le bambine) che si preoccupava anche di accudire le due figlie in quelle occasioni in cui queste erano in casa e la moglie era assente.
    Se talvolta il prof. Meneghetti invitava a pranzo alcuni ragazzi con i rispettivi familiari la domenica a casa sua, era possibile che intervenisse anche Marina sia per non lasciarla sola al College a mangiare con i guardiani dello stesso, sia perché a lei faceva piacere  essere presente agli incontri durante i quali  erano spesso ospiti del prof. Meneghetti grandi nomi della psicologia contemporanea internazionale conoscenze che certo potevano solo essere utili e formative per una giovane che intendeva formarsi in tale disciplina.
    Terminata la Scuola la Furlan si iscrisse alla Università di Roma alla facoltà di psicologia.
    Dopo essere rimasta per circa un anno in affitto (anch'esso regolarmente registrato) presso la struttura di proprietà dell'Immobiliare "Le Sabine", la ragazza che  nel frattempo continuava a frequentare l'Università ed a mantenersi facendo la baby sitter, aveva preso in affitto una casa in una frazione del Comune di Scandriglia detta Poggio Corese assolutamente estranea sia a quella dove aveva sede la Scuola-College che a quella dove viveva il prof. Meneghetti e la sua famiglia.
    La Furlan amministrava in maniera totalmente autonoma le proprie cose e proprio per questo, oltre  che per il dato evidente che era maggiorenne, nessuno si sentiva in dovere di informarsi, anche se era evidente che non navigava nell'oro anche perché, come tutti i ragazzi di vent'anni, appariva più esperta nell'arte di spendere che di guadagnare. Talvolta si sentivano "chiacchiere" sul suo modo di vivere "disinvolto" e sui suoi  numerosi amici; ma innanzi tutto erano più che altro pettegolezzi estranei della gente del paese e poi, nel pieno rispetto  della libertà individuale nessuno si sentiva autorizzato ad intervenire nella vita privata di una donna che certo aveva la sua esperienza.
    La ragazza proseguì l'Università e si laureò in psicologia. Un anno dopo, grazie alla documentazione fornitale dalla Associazione Internazionale di Ontopsicologia, ottenne l'iscrizione all'Albo degli Psicologi.
    Anche se in tutta questa tragedia questa ragazza viene fatta apparire come una top-model o una specie di Saffo all'unico scopo  ultra-evidente di riuscire a scucire denaro al prof. Meneghetti, basta  osservare i fatti per constatare che:
1. se davvero questa ragazza  aveva questa situazione idilliaca con la famiglia, perché i genitori non se la sono tenuta a casa con loro?
2. perché hanno pagato per anni una retta pur di non doversi preoccupare di una figlia che per loro risultava un problema?
3. perché, benché la figlia avesse una casa autonoma da perlomeno sei anni, la madre non si era mai recata a trovarla, tanto che, quando è venuta a Scandriglia dopo la morte di Marina era evidente lo stupore nel constatare come la figlia si fosse organizzata?
    Del tanto sbandierato  concorso di bellezza  a mio parere si dovrebbero prendere maggiori informazioni. Comunque fra di noi  non si sapeva niente del suo passato di miss e  ciò secondo me sta a significare che per la dr. Furlan faceva parte di un passato che  lei  considerava non onorevole e che comunque non intendeva proseguire. Che fosse una ragazza carina e simpatica , nessuno lo nega, ma esaltarla come una specie di dea all'unico scopo di commercializzare a posteriori la sua avvenenza, lo trovo vergognoso: le fotografie sono lì a confermarlo.
    Per quanto riguarda proprio le fotografie e le poesie pubblicate; mi domando a quale giovane ambizioso (e Marina lo era) non avrebbe fatto piacere vedere il proprio viso o una poesia pubblicati su un qualunque testo ed offerta al sottolineamento in particolare del gruppo che si stima. È noto che ci sono persone che pagano per questo.
    Inoltre per la rivista Ontopsicologia chi provvedeva alla selezione del materiale spontaneamente offerto e raccolto tra i soci della Scuola di OntoArte, era il direttore tecnico o grafico, ossia l’ing. Vincenzo Scionti  prima e la dr. Oretta di Carlo poi.
    Le  tutto sommato poche foto di Marina Furlan pubblicate (forse cinque in otto anni di rivista trimestrale) non mi sembra siano mai state presentate in maniera volgare o sconcia ma sempre come coronamento a contesti scientifici  che vedevano come protagonisti personaggi della cultura internazionale  il cui "contatto grafico" non poteva  certo offendere una professionista che aveva intenzione di realizzarsi in quel campo. Inoltre le poesie pubblicate così come le  foto scelte (insieme a quelle di molti altri giovani perlomeno altrettanto belli, di fiori, di pezzi d'arte, di paesaggi) se mi si consente, non erano determinanti al fine della realizzazione della rivista; se alla dr. Furlan non avesse fatto piacere sarebbe bastato che lo avesse  detto: sarebbero state immediatamente sostituite senza alcun pregiudizio né di contenuto né di ordine economico per la rivista stessa.
    L'ultima cosa che voglio aggiungere è il racconto di quella che poi è stata fatalmente l'ultima volta che ho avuto l'occasione di parlare con Marina Furlan. Il fatto è avvenuto circa due mesi prima della tragedia quando Marina, che non ricordo bene perché era sprovvista di automezzo, mi chiese un passaggio da Scandriglia per andare in Umbria.
    Durante il viaggio durato circa due ore chiacchierammo io, lei ed un'altra amica. Avevo saputo dell'iscrizione all'albo e le chiesi se nei suoi programmi c'era il ritorno a Trieste o altro. Ho ancora nelle orecchie la sua voce mentre mi diceva: "A Trieste manco a parlarne. E poi con la famiglia non voglio avere niente a che fare!"
    Commentai che forse era lei che non sapeva come prenderli e che loro in fondo dovevano essere brava gente. E lei: "Lasciamo perdere. Anche il prof. Meneghetti diceva così. Io glielo dicevo che non ci volevo andare ma lui, quando mi sono laureata poco mancava che non mi ci trascinasse a casa dei miei. Mi diceva: Vedrai Marina, ci parlo io con tuo padre, vedrai che ti aiuta; forse ti aiuterà ad aprire uno studio, ad iniziare una attività nella tua città. Arrivati a casa, trovammo mio padre ubriaco come di solito il quale, appena ha sentito parlare della possibilità di aiutarmi ad avviare uno studio, ha risposto: i soldi miei me li mangio io e se avanzano me li spendo con le puttane slave".
    Ora mi rendo conto che Marina aveva ragione.
    Non credo ci sia altro da aggiungere

    A disposizione per ogni ulteriore  utile informazione

Dr. Anna Nucciarone

Roma, 28 gennaio 1998

E adesso la nostra versione dei fatti.
Intanto ci complimentiamo davvero con la signorina Anna per lo squallore raggiunto con una simile lettera.

1. Marina risiedeva all'interno della setta e non era pertanto un'auditrice saltuaria e volontaria delle conferenze. Tanto che aveva anche scritto sulla rivista ufficiale dell'Associazione, come più avanti ammette la stessa Nucciarone, contraddicendosi.

2. Il padre non era e non è mai stato un ubriacone come si vuole farlo passare: ben pesante questa affermazione verso un uomo a cui è stata uccisa la figlia!

3. La Marinello non era figlia di un amico di famiglia della quale si era saputo "per caso", ma la madrina di battesimo di Marina, come risulta negli atti della parrocchia.

4. La ragazza era considerata benissimo nella sua città, così come erano amati e stimati professionisti i suoi genitori. La Marinello si offrì di far educare Marina in un "college" esclusivo (quello della setta) e la portò via con sè, carpendo la fiducia dei genitori con la frode, e sapendo già di essere lei stessa entrata in una setta.

5. Marina non ha mai fatto psicoterapia con la Marinello.

6. La scuola college permetteva ai ragazzi di rientrare in famiglia durante il week-end solo perché ne facevano parte esclusivamente le figlie di Meneghetti e qualche altro figlio di adepti totali della setta.

7. Marina si occupò direttamente del servizio alle figlie di Meneghetti, così come richiesto anche ad altre ragazze del college stesso.

8. Le figlie di Meneghetti non pagavano affatto nulla, come le altre, tant'è vero che quella specie di college fu mantenuto solo fino a quando servì per l'insegnamento delle figlie Aurora e Silvia e fu smantellato tutto appena le due sorelle si diplomarono (nella setta si fanno abortire i figli concepiti quando si è all'interno del gruppo e infatti non vi sono bambini).

9. Il prof. Meneghetti non ha ancora pagato neanche tramite assicurazione la famiglia della ragazza che ha ucciso e trascina ancora oggi, dopo più di dieci anni, i processi in giro per l'Italia, pur di non pagare. Indegno!

10. se davvero questa ragazza  aveva questa situazione idilliaca con la famiglia, perché i genitori non se la sono tenuta a casa con loro?
Perché volevano il meglio per la figlia e credettero alle promesse della Marinello per il college esclusivo, ma non c'erano problemi fra loro.

11. perché hanno pagato per anni una retta pur di non doversi preoccupare di una figlia che per loro risultava un problema?
Perché fu fatto loro credere di averla messa in un luogo super.

12. perché, benché la figlia avesse una casa autonoma da perlomeno sei anni, la madre non si era mai recata a trovarla, tanto che, quando è venuta a Scandriglia dopo la morte di Marina era evidente lo stupore nel constatare come la figlia si fosse organizzata?
Perché non fu più permesso ai genitori di contattare la figlia (come succede a tutti coloro che entrano nell'ontopsicologia: i genitori e i parenti sono solo "negativi") ed erano rassicurati continuamente dalla Marinello che intanto faceva il suo sporco gioco. Dopo la morte di Marina fu fatto sparire tutto il compromettente dal tugurio di Marina.
La madre poi si recò diverse volte a Scandriglia, tanto che comprò (e tuttora credo conservi) vestiti firmati "ModaAntonio", scarpe, quadri, guanti e altro, che le veniva fatto credere essere opera di un grande scienziato e artista che si occupava personalmente della figlia.

13. Che dire infine del finale travolgente dove si vuol far apparire un Meneghetti amorevole e dolcissimo, attento a ricostruire i rapporti familiari? Questo contrasta con tutta la teoria e la pratica della setta e TUTTI possono confermarlo.
Che vergogna! Cara Anna Nucciarone, ma come si fa ad essere talmente privi di scrupoli? Che vigliaccheria!
 

Cari ontopsicologizzati: quante morti e quante separazioni dovranno ancora avvenire prima che un piccolo rimorso faccia breccia nel vostro cuoricino?